E così, perdendosi tra i mille dettagli, si viene attratti dai profili svettanti di certe torri sulla collina di fronte. Si tratta del campanile della parrocchiale di San Quirico e dell’austero profilo del Castello di Poppiano, antico tenimento dei Conti Guicciardini ed oggi florida azienda vinicola.
Due torri, due poteri. La chiesa ed il signore feudale, forze antiche che hanno plasmato i profili di questi luoghi e hanno dato origine alla bellezza che oggi contempliamo con serena ammirazione.Ma ci fu un tempo in cui queste torri erano riflesso di aspre lotte, guerre sanguinose e rivalità antiche. Era il Medioevo.
Molto, nel Chianti, ci parla del nostro passato medievale. E visto che ci troviamo in uno dei paesaggi più antichi e meglio conservati d’Europa, non ci resta che partire per un bel viaggio nella storia!
Ecco qua allora un itinerario per scoprire le bellezze e le storie medievali del Chianti.
Ciò di cui avrete bisogno è: a) alzarvi di buon’ora b) gustare una buona colazione a base di torta fatta in casa e un caldo cappuccino c) un’auto. Non vi preoccupate se non avete un’auto con voi, penseremo a tutto noi!
A meno di mezz’ora dalla Villa si trova un luogo unico quanto sconosciuto: il Castello di Montefioralle. Ameno borghetto che sorge sopra la cittadina di Greve in Chianti, inserito tra i Borghi più belli d’Italia, è una tappa obbligatoria per i viaggiatori più curiosi o per chi cerca semplicemente un buon ristorante. Ma oltre il gusto e la bellezza dei luoghi, qui è la storia a farla da padrone.
Tutto iniziò ai tempi dell’Incastellamento, un fenomeno tutto italiano che trasformò completamente società a partire dal X secolo (1000 anni fa!). A causa dei disordini lasciati dai Barbari, le città si svuotarono pesantemente e le persone cercarono rifugio sulle montagne e sulle colline circostanti, dove i grandi signori feudali stavano costruendo i primi castelli: fortificazioni per la loro famiglia e per chi volesse trovare rifugio dalla barbarie dilagante. Ovviamente in cambio di lavoro duro e mal pagato per conto del Signore locale, s’intende!
Il borgo di Montefioralle nasce proprio in questo periodo, disposto intorno al Castello che i signorotti locali si passarono di mano in mano attraverso i secoli, preservando intatta - o quasi - la sua bella struttura originale. Come lo vediamo oggi lo dobbiamo ai lavori di rinforzo e restauro ad opera di un tale dal nome bizzarro: Castruccio Castracani. Un sanguinario guerriero che assediò per anni la guelfa Firenze per conto delle potenze ghibelline. Siamo negli anni più sanguinosi che le campagne del Chianti abbiano mai visto: gli anni della lotta tra Papa ed l’Imperatore, cioè tra i Guelfi ed i Ghibellini.
Qui la vita procedeva incerta e confusa come l’idea che abbiamo del Medioevo, ma almeno si dormiva dentro le possenti mura del castello, e questo era già qualcosa.
Ma l'avete notato anche voi che nel castello di Montefioralle manca...il castello?
La parte centrale del castello e del cassero furono infatti distrutti durante le innumerevoli guerre tra le città di Firenze e Siena, che si spartirono a colpi di spade, incendi e saccheggi le terre del Chianti per almeno 350 anni. Ciò che rimane del cassero è oggi una bella residenza privata, mentre tutt’intorno un ampio giardino prende il posto dell’antico castello. Il borgo invece è ancora intatto, e meravigliosamente restaurato. Una passeggiata lungo l’unica strada che gira intorno il borgo è un vero e proprio salto nel passato.
Ed è qui che troviamo un altro trabocchetto.
Alzate lo sguardo e scrutate sopra le porte delle case. Troverete qua e là simboli e armi di famiglia. Ora cercatene uno piuttosto particolare, uno che reca uno sciame di vespe: è lo stemma dei Vespucci, la celebre famiglia fiorentina che vi ricorderà probabilmente uno dei più grandi navigatori della storia. Amerigo, certo! Gira voce che proprio in questa casa abbia avuto i natali colui che diede il nome al continente americano, quando scoprì che non si trattava delle Indie - come credeva il suo collega Cristoforo Colombo - ma di un nuovo continente.
Ecco… non è vero! Amerigo non nacque quassù - anzi, probabilmente non ci mise mai piede - ma a Firenze. Questa casa fu piuttosto acquistata dagli stessi Vespucci qualche secolo più tardi. Ed un altro Amerigo visse e morì quassù, ma si tratta solo di un caso di omonimia.
Risolto il mistero!
Ora che sapete tutto su questo magnifico borgo vi meritate una pausa appagante. Entrate nell’unico bar del borgo, ancora semplice ed autentico, come la gente del posto - appena 65 abitanti - ed accomodatevi nella piccola saletta per gustarvi un caffè. La finestra spalancata sul paesaggio idilliaco che circonda Montefioralle vi darà l’energia sufficiente per continuare il vostro viaggio.
Da Montefioralle proseguiamo per Greve in Chianti. In nemmeno cinque minuti di auto potrete parcheggiare e attraversare a piedi la grande piazza che ancora oggi ospita il più grande mercato del Chianti, il sabato mattina. Greve infatti nacque molto tempo dopo Montefioralle, quando i tempi erano un po’ più sereni e le persone iniziarono a stabilirsi a valle, organizzando le loro nuove abitazioni intorno al Mercatale, la grande piazza dove si svolgeva - e si svolge tuttora - il mercato.
Lasciata Greve potrete raggiungere Panzano, antica roccaforte fiorentina di cui rimangono ancora certe rovine sulla sommità del vecchio borgo. Panzano è oggi famosa per i suoi vini, prodotti nella suggestiva Conca d’Oro - una meravigliosa vallata che i vostri occhi divoreranno voracemente quando vi ritroverete davanti ai panorami da cartolina che avete sempre sognato - e per le sue ciccie, cioè le carni, su cui impera prepotente sua maestà la Bistecca alla Fiorentina. Al di là dei famosi macellai mi raccomando, non perdetevi i ristoranti, sono tutti di altissimo livello!
Qui vicino sorge la piccola ma suggestiva Pieve di San Leolino, una delle rarissime chiese romaniche del Chianti ancora intatta nella sua austera e tenebrosa architettura di pietra nuda, dove i raggi di luce che penetrano dalle strette finestre fanno brillare le pitture medievali come preziose candele. La vista che si ha da qui vi sembrerà ancora più bella e unica di quelle che avete collezionato sinora.
Quando San Leolino diffuse il vangelo in queste terre, ancora legate ad un paganesimo antico, probabilmente non immaginava che il cristianesimo sarebbe diventato un enorme affare, e che di lì a poco questa sarebbe diventata una terra di aspre lotte tra vescovi, cardinali, abati e grandi proprietari terrieri che cominciarono a darsele di “santa” ragione.
Per darvi un’idea di come le terre vennero divise e riorganizzate vi basti pensare che qui ci troviamo ancora oggi nella diocesi di Fiesole, una cittadina a nord di Firenze, a più di un’ora di macchina da qui, ma che nei secoli si è conquistata un’imponente quantità di terre grazie al potere ed alla spregiudicatezza dei suoi vescovi feudali.
Senza uscire dal territorio dell’antica diocesi ci dirigiamo verso un altro luogo ricco di fascino: la Badia a Passignano.
Torniamo verso la valle della Pesa attraversando magnifici boschi di querce, vigneti a perdita d’occhio e casolari isolati. Raggiungendo la grande mole dell’abbazia Vallombrosana, ci appare come un’isola circondata da alti cipressi in mezzo ad un mare di vigne. Se credevate di aver già visto i panorami più belli del Chianti, sarà questo il momento di ricredervi. Lo sappiamo, succede spesso da queste parti!
Parcheggiate fuori dal viale di ingresso e percorretelo a piedi fino alla fine della dolce salita. Quando vi affaccerete all’ingresso non preoccupatevi, non avete sbagliato posto. Questo monastero infatti ha un look decisamente originale: sembra proprio… un castello medievale! Con tanto di torri e gargoyles con teste di leone!
Ma qui i trabocchetti si sprecano.
Pronti per un’altro viaggio nel tempo? Cominciamo dall’inizio.
San Giovanni Gualberto, di cui probabilmente non avete mai sentito parlare ma che a Firenze fu una super-star del monachesimo, fondò quasi mille anni fa questa abbazia, come molte altre in Toscana, sotto il diretto controllo della casa-madre, l’Abbazia di Vallombrosa. E qui vi morì. Troverete la sua tomba nella cappella a sinistra dell’altare maggiore della Chiesa intitolata a San Michele Arcangelo.
Questi monaci benedettini possedevano una tale quantità di terre, poderi, chiese e pievi sparsi in tutta la zona, insomma, una quantità di soldi che durante le guerre tra la Guelfa Firenze e la ghibellina Siena ebbero la possibilità finanziaria di concorrere a fondare una vera e propria città roccaforte: la leggendaria Semifonte. Un avamposto imperiale voluto dal Barbarossa in persona per controllare l’espansione di Firenze, che allora andava proprio a gonfie vele. Firenze non la prese bene e la grande città fu completamente, definitivamente, irreversibilmente rasa al suolo nei primi anni del Duecento. Ma questa è un’altra storia e siate certi che ve ne parleremo presto!
Torniamo alla nostra abbazia: ogni angolo di questo posto nasconde una storia intrigante, a cominciare alla chiesa. Non vi inganni l’aspetto ampolloso delle sue decorazioni, frutto di un restauro di fine Cinquecento. La struttura originaria risale all’XI secolo ma purtroppo ne rimangono solo poche tracce, oltre alla bella facciata in pietra alberese.
Se aspettate un po’ si paleserà uno dei monaci che ancora oggi abitano e mantengono la Badia, entusiasta di accompagnarvi per una visita guidata del monastero. Entrerete così nel grande chiostro rinascimentale e da lì raggiungerete il capolavoro nascosto di questo luogo affascinante: l'affresco dell'Ultima Cena, realizzato da Domenico Ghirlandaio e bottega nel 1476. Una vera perla nascosta nel cuore del Chianti Classico.
Ma non finisce qui, siate pronti infatti per visitare uno degli ambienti più amati di Passignano: le antiche cucine.
Tutto sembra rimasto intatto qui: tavolo e fornelli di pietra, il grande camino ancora nero di fuliggine che ospita povere panchine di legno al suo interno, le pentole e gli utensili appesi alle pareti, i cesti e le botti di legno. Chiudendo gli occhi si può sentire ancora crepitare il fuoco al suono dei vespri in una fredda notte d’inverno.
Riaprendoli, ci si ritrova in un presente sospeso, come depurato di tutto il chiasso mondano che ci siamo lasciati alle spalle in questa bella giornata. L’ora di andare è giunta purtroppo, ma senza farci sfuggire una piacevole passeggiata nel bel giardino all’italiana, con tanto di fontana manierista coi pesci rossi.
Ed ecco che ritorna ancora il colpo d’occhio iniziale: uscendo sembra proprio di essere stati all’interno di un castello medievale. Gli eleganti archi rinascimentali, gli affreschi fiorentini e gli ariosi ambienti hanno lasciato il posto a torri, merli e porte levatoie.
L’incantesimo è presto spiegato: un altro tranello, è chiaro!
Tutto questo po-po di castello che vedete intorno a voi, infatti, non ha nulla a che vedere con la storia del monastero. O meglio, solo con l’ultima parte di essa. Si tratta infatti di una ricostruzione fantasiosa di fine Ottocento, ad opera della nobile famiglia polacca Dzieduszycki, che acquistò all’asta tutto il monastero nel 1870 e lo trasformò nella villa privata del padrone di casa, Maurizio, il quale amava così tanto il Medioevo - o meglio, la sua idea di medioevo - che investì una vera e propria fortuna per “restaurare” la struttura, aggiungendo qua e là qualche “correzione”...
La fine della storia ve la racconteranno i monaci, che orgogliosamente hanno ripreso possesso di questa luogo fondamentale per l’ordine Vallombrosano.
Delusi? Io non credo. Ciò che abbiamo di fronte è un indiscutibile tesoro, ricco di arte e di storia, che porta con sé anche le tracce di quel periodo romantico del XIX secolo in cui intellettuali, artisti e nobili signori arrivavano in Toscana da tutto il mondo per rivivere qui un passato memorabile.
Lasciando il monastero-castello in direzione del Poggiale non possiamo non voltarci per ammirare ancora lo splendido colpo d’occhio che si ha su questa magica vallata. Allora capirete cosa spinse il nostro romantico Maurizio a lasciare tutto per cercare una nuova, fantastica vita in questo angolo di Toscana.
Riprendiamo la via del ritorno, scendendo verso la valle della Pesa dove le auto, le luci ed il mondo moderno farà sfumare come d’incanto questo viaggio nel tempo. L’ora della cena si avvicina e già si sente il profumo delle prelibatezze preparate da Lisa nella cucina del Poggiale. Buona notte!
Autore: Marco Mocellin