Articolata in sezioni, la mostra è concepita come una narrazione tematica e interdisciplinare per cui le opere esposte formeranno una stringente sequenza, collegando tra loro dipinti, sculture e i rimandi concettuali e letterari impliciti nella vicenda biografica e poetica di Dante: dalla vigilia del centenario del 1865, alla temperie simbolista e all’importante concorso bandito da Vittorio Alinari nel 1900 per l’illustrazione della Divina Commedia.
Alla vigilia del centenario dantesco che verrà celebrato nel 1865, la figura di Dante si identifica sempre più con l’idea nazionale sancita dagli esiti della politica risorgimentale, per cui Dante è definito “precursore della unità e libertà d’Italia” e come tale è rappresentato nei monumenti ufficiali che cominciano a popolare le piazze italiane, come quella di Santa Croce a Firenze, avallando una sorta di processo di identificazione civica ed etica che riconosceva in Dante “l’Italia tutta quanta; arte e scienza, memorie e speranze, colpe e sventure ...”. Apice di sentimenti che si sarebbe di lì a poco frammentato in una varietà di sperimentazioni alimentate dalla vivace dialettica fra le correnti naturaliste e gli influssi europei del Simbolismo, più inclini questi ultimi a ritrovare nella Commedia le matrici dell’inquietudine moderna, gli spunti per trasferire nella sensibilità contemporanea lo straordinario catalogo di immagini - turbate, sublimi, mistiche, oniriche - che il poema dantesco era in grado di offrire al mondo dell’arte. Il gusto e il pensiero dei preraffaelliti si rivolgeranno soprattutto ai fatti della vita del poeta, con l’intenzione di incarnare il sogno medioevale, consacrato dagli scritti di Ruskin, nella rappresentazione di una vicenda biografica esemplare non solo per il suo intrinseco valore ma anche per le suggestioni estetiche che in quegli anni venivano indicate a modello di vita dell’uomo contemporaneo.