L’Eroica, questo il nome della corsa, nasce a Castellina in Chianti nel 1997 per riportare la bellezza e la semplicità nel mondo del ciclismo. E dove poteva accadere se non nel cuore del Chianti? Qui bellezza e semplicità vanno a braccetto da secoli.
“L’Eroica è una manifestazione per bici da corsa su strada dedicata a ciclisti con abbigliamento da bicicletta d’epoca o di ispirazione storica, su BICI EROICHE o BICI MODERNE IN STILE VINTAGE, ed in ogni caso non sono ammessi capi di abbigliamento in lycra”
Così recita l’articolo 6 del regolamento, proseguendo con regole molto dettagliate per ogni singolo elemento della bicicletta - dalle ruote alla sella passando per il cavo dei freni! - e dell’abbigliamento del ciclista.

Che meraviglia. Non una gara dunque, ma una passeggiata in bicicletta per veri eroi, che si consuma ogni prima domenica di ottobre sulle strade bianche storiche, icona del paesaggio chiantigiano, per ammirare panorami senza tempo con gli occhi sognanti di chi sente ancora il fiatone di Bartali e Coppi giù per i pendii scoscesi.
Una manifestazione per eroi che rimpiazzano volentieri fibra di carbonio e tessuto ultraleggero con la propria forza e una tenacia da tempi andati. I “cacciatori di sentimenti e forti emozioni a pedali” sono sempre più numerosi: ogni anno (Covid permettendo...) più di 7000 iscritti arrivano da tutto il mondo per cimentarsi in questo atto di coraggio e per sentirsi parte di qualcosa che è andato (quasi) perduto. E con loro, migliaia di persone accorrono nel Chianti per vedere qualcosa di unico al mondo (e magari farsi un bicchiere di ottimo vino! ndr).
Al Poggiale condividiamo lo stesso amore per le cose autentiche e per la bellezza. La bellezza dei luoghi, il fascino della storia e l’indole orgogliosa delle persone che danno vita a questo meraviglioso angolo di Toscana. Perciò ci siamo ispirati all’Eroica, per offrire ai nostri ospiti un’esperienza unica dove bellezza e scoperta possono essere vissuti in maniera spontanea, senza formalismi o pacchetti turistici preconfezionati.
Il ritrovo con Alex e Laura lo abbiamo fissato alle nove del mattino, sotto la nostra splendida loggia rinascimentale, che nelle prime ore del giorno gode sempre di un bel sole tiepido, che risveglia i sensi e fa cantare i passeri ed i merli nascosti tra le dense masse dei cipressi secolari intorno alla villa.
Ci siamo dati una stretta di mano (covid-friendly, of course!), abbiamo infilato il casco e... acceso le biciclette. Eh sì, perché la nostra giornata eroica la passiamo a cavallo di splendide e-bikes: eroici sì, ma siamo pur sempre in vacanza!
La ricca colazione gustata sul terrazzo del giardino inferiore ci ha dato la carica necessaria per partire alla scoperta di questa splendida regione, almeno fino al prossimo ristorante, s’intende!

L’e-bike è un’invenzione fantastica.
Un veicolo comodo e veloce, che combina l’energia motoria con l’elettricità, assolutamente sostenibile per l’ambiente e totalmente silenzioso. Appena messi in marcia e lasciate le strade più trafficate, tutto ciò che si sente è il fruscio del vento, i canti dei galli provenienti dalle fattorie e qualche trattore che già si muove per i primi giorni di vendemmia.
Ciò che si vede, invece, ha dell’incredibile. Tutto intorno a noi si sfogliano, come in un libro di fotografie, pagine e pagine di paesaggi incontaminati: lunghi filari di vigne cariche di grappoli profumati che si alternano come tessere di mosaico ad appezzamenti coltivati ad olivo. Qua e là qualche piccola chiesetta col suo basso campanile a punta e case coloniche di pietra, dove sembra che il tempo si sia fermato in una stagione della fantasia.
Siamo sulla collina di Montefiridolfi, dove lo sguardo può spaziare a trecentosessanta gradi senza trovare alcunché di stonato. Tutto è in armonia in questa campagna immacolata, dove la storia si fonde col presente.
Infatti solo pochi metri separano un’affascinante tomba etrusca, detta Tomba dell’Arciere, immersa in un uliveto tutto da percorrere, da una collezione di arte contemporanea open-air, quella della Fattoria La Loggia. Nel mezzo ci sono tremila anni di lavoro dell’uomo con la Natura, il cui risultato brilla di fronte ai nostri occhi come un quadro dipinto.
Siamo arrivati fin sopra i poggi assolati dove la famiglia Antinori produce da decenni probabilmente il loro vino più celebre: il Tignanello. Questa conca rocciosa e scoscesa possiede un microclima unico, dove la vite vegeta e fruttifica alla perfezione, donando risultati eccellenti.
Invito i miei ospiti a fermarsi presso una bella vigna. Spiego loro di cosa si tratta: Sangiovese, ovviamente! E così si inizia una conversazione sul vino Chianti Classico che ci accompagna avanti, fino al ristorante dove avevamo prenotato.
Il clima è ancora meravigliosamente dolce e sedersi in terrazza per gustare un pranzo tipico chiantigiano basterebbe in sé come esperienza.
Ognuno di loro sostiene di aver ordinato in assoluto il piatto più buono; io penso che da queste parti mangiare male, o anche discretamente, è un’occasione fortunatamente rara.
Una volta rifocillati nel corpo e nello spirito ripartiamo alla volta della nostra meta finale: il convento benedettino della Badia a Passignano. Un monastero che da lontano ha più l’aria di un castello, con le sue alte torri merlate e le possenti mura in pietra. Laura mi chiede quale sia la ragione, e non potendo inventarmi su due piedi una leggenda medievale (!) spiego loro il trucco: un ricchissimo conte polacco del XIX secolo comprò l’abbazia restaurando e “aggiungendo” qua e là strutture “medievali”.
Ma Passignano nasconde davvero una storia millenaria, essendo stata uno dei centri del potere religioso più importanti della Toscana.
Non ci resta che entrare e cercare uno dei monaci che ci accompagneranno ad ammirare i capolavori nascosti al suo interno: gli affreschi di fine Cinquecento di Alessandro Allori raffiguranti i Granduchi Medici, le opere d’arte disseminate in tutta la chiesa e la stupefacente Ultima Cena di Domenico Ghirlandaio, che da sola merita il viaggio fin quaggiù. Un grande affresco che rispecchia tutta la sofisticata e sobria eleganza della civiltà del Rinascimento fiorentino nel Quattrocento.
Il giardino all’Italiana che ci accoglie una volta terminato il giro è come un respiro a pieni polmoni dopo un’immersione: siepi di bosso, grandi conche di terracotta con alberi di limone, tacchini e pavoni. Un luogo incantato lontano da tutto, immerso nel cuore del Chianti.
Come Giasone e gli argonauti hanno conquistato il vello d’oro, anche noi ci sentiamo degli eroi per aver conquistato l’anima più autentica del Chianti. Un premio immateriale che non ha prezzo, e che porteremo sempre nei nostri ricordi.
Ora bisogna solo tornare alla Villa…
Fortunatamente il piccolo schermo sul manubrio delle biciclette ci dice che abbiamo ancora batteria a volontà per goderci un viaggio di ritorno al tramonto senza sforzi troppo… eroici!
Autore: Marco Mocellin